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La politica di "danizzazione" delle popolazioni groenlandesi locali e i suoi effetti attraverso la memoria degli abitanti di ilulissat

Publié le 06/10/2022
Auteur(s) : Andréa Poiret, indépendante, formation en géographie et en patrimoine et musées - université Paris I Panthéon-Sorbonne
Traduction :
Cesare Censi, Directeur scientifique de la revue Il Polo

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L'acculturazione della colonia danese della Groenlandia, nel corso del XX secolo, è stata meno brutale che ad altre latitudini. Tuttavia, con il pretesto della modernizzazione e razionalizzazione degli edifici, l'urbanizzazione imposta da Copenaghen ha profondamente sconvolto gli stili di vita. Basato sui loro album di famiglia, questo testo dà voce ai groenlandesi per cercare di disegnare i contorni di una memoria collettiva della danizzazione.

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La colonizzazione danese in Groenlandia è stata idealizzata come un esempio di colonizzazione pacifica o addirittura “filantrópica”, come disse Paul-Emile Victor in Banquise (1939) sulla colonizzazione “nell’interesse dei colonizzati e non a beneficio dei colonizzatori”. In effetti, lo studio della Groenlandia durante il periodo coloniale (fino al 1953) e post-coloniale (la Groenlandia e tuttora sotto la sovranità danese, con un ampio grado di autonomia) mostra che l’obiettivo della “modernizzazione”, presentato sotto apparenze “filantropiche”, è stato utilizzato principalmente per sedentarizzare la popolazione nelle città, al fine di consentire il controllo e l’acculturazione della popolazione groenlandese da parte delle autorità danesi. Questo testo si propone di tracciare un ritratto della complessità delle relazioni tra danesi e groenlandesi, tra incomprensione e ibridazione culturale. Questo studio si basa principalmente sul caso di Ilulissat, un piccolo agglomerato di quattromila abitanti situato sulla costa centro-occidentale dell’isola.

La Groenlandia è diventata colonia danese dal 1721 al 1741. La colonizzazione di Ilulissat è iniziata nel 1741 con la creazione di una colonia di origine danese (Voigt Andersen,1988 e 1991). A partire dal 1850, gli ultimi abitanti del sito di Sermermiut, uno dei primi due insediamenti umani vicino a Ilulissat (insieme al sito di Qajaa), si sono stabiliti in città (Ilulissat Icefjord Office, 2013). Abbandonarono, così, le loro abitazioni invernali (“turfhouse”) ((“Capanne” fatte di grandi pietre, travi di legno ed erba)) (Mikkelsen, Ingerslev, 2008). Il colonialismo danese in Groenlandia (1721-1953) è definito come “neocolonialismo” o addirittura “colonialismo pacifico” (Petersen, 1995), perché non c’è stata oppressione con la forza e il potere economico ha prevalso attraverso l’istituzione della Reale Societa Groenlandese del Commercio (Gad, 2014), mentre il potere militare non è mai stato utilizzato. I coloni non hanno interferito nella vita dei cacciatori groenlandesi durante il periodo coloniale. D’altra parte, sono state istituite delle stazioni commerciali per fare concorrenza agli olandesi che operavano nelle acque groenlandesi (Petersen, 1995). Il commercio tradizionale dei prodotti venatori ha dato il via a un “rapporto di scambio pre-capitalista” (Petersen, 1995), regolato da un monopolio di Stato (Dunbar, 1947) e caratterizzato da esportazioni di prodotti verso la Danimarca.

Nel 1953, lo status di colonia è terminato e la Groenlandia è diventata una provincia della Danimarca (Petersen, 2003). La Groenlandia ha continuato a essere governata politicamente, economicamente, intellettualmente e fisicamente dalla Danimarca (Nielsen, 1975) e la sua situazione di dipendenza e persino aumentata (Petersen, 1995; Maegaard, Kohler Mortense, 2018). Le conseguenze del passaggio dallo stato di colonia a quello di provincia sono consistite nell’attuazione di una politica detta di “danizzazione”, cioè di “modernizzazione” (dal punto di vista danese) della Groenlandia secondo il modello danese attraverso l’urbanizzazione e l’istruzione, finanziata dallo Stato danese e realizzata da una mano d’opera danese (Sorensen 1983 e 2007; Petersen, 1995). Scopo di questa urbanizzazione era quello di porre fine alla dispersione della popolazione in Groenlandia, che era diventata un problema per l’amministrazione danese e per l’economia della pesca a causa del costo dei trasporti (Dunbar, 1947). Il monopolio commerciale danese è stato abolito nel 1950, le imprese private danesi private di allevamento ittico sono state autorizzate a operare in Groenlandia sotto il controllo del governo danese.

Come è stata influenzata l’urbanizzazione della città di Ilulissat da questa política post-coloniale? In che modo l’arrivo di operai danesi (falegnami, idraulici, imbianchini, ecc.), che sono venuti ad attuare questa politica di “danizzazione” della Groenlandia dopo la Seconda Guerra Mondiale, ha influenzato la vita degli operai e l’organizzazione della città di lulissat? Per rispondere a questa domanda, abbiamo condotto delle interviste semi-strutturate grazie a una groenlandese di Ilulissat, Klaudia Jakobsen, che ha lavorato come traduttrice groenlandese-inglese. In questo articolo useremo il termine “groenlandese” e non quello di “Inuit” perché è quello scelto da Klaudia Jakobsen quando ha tradotto le parole degli intervistati, giustificandolo con il fatto che ci sono differenze tra i diversi Inuit (quelli del Canada, quelli della Groenlandia, ecc.). Abbiamo intervistato otto persone vissute in questo periodo: tre carpentieri danesi, un assistente sociale groenlandese, politico e cacciatore, un pescatore e cacciatore groenlandese, un idraulico e cacciatore groenlandese, un imbianchino groenlandese e sua moglie, assistente sociale groenlandese e, infine, una donna groenlandese che desidera rimanere anonima. Abbiamo seguito la stessa guida per tutti gli intervistati. Il primo obiettivo è stato quello di documentare la storia attraverso le parole, i ricordi e le fotografie degli abitanti del periodo 1950-2000. Il secondo è stato quello di dare voce ai groenlandesi vissuti in quel momento, nella continuità della mostra “Ripensare il colonialismo nordico: un progetto di esposizione post-coloniale in cinque atti”, organizzata nel 2006 dai curatori Kuratorisk Aktion (Frederikke Hansen e Tone Olaf Nielsen), con l’obiettivo “scrivere una storia completa” dei periodi coloniali. Uno di loro, un imbianchino groenlandese, ha detto: Voglio raccontare la mia storia perché la storia della Groenlandia deve essere raccontata anche dai groenlandesi. È davvero importante, perché siamo parte del mondo”.

 

1. La costruzione di una città “moderna” sul modello danese

Architetti, carpentieri, imbianchini e idraulici danesi sono arrivati a Ilulissat per costruire nuove case cosiddette “moderne”, seguendo i piani di architetti e urbanisti danesi (Petersen, 1995). All’inizio, negli anni 1950-1960, i carpentieri danesi venivano solo d’estate e vivevano tutti insieme nelle baracche (documento 1), ma dal 1960 alcuni hanno iniziato a stabilirsi in modo permanente in Groenlandia. I giornali danesi pubblicavano annunci per offerte di lavoro in Groenlandia. I danesi che lavoravano in Groenlandia godevano di alcuni privilegi come salari più alti e alloggi gratuiti (Petersen, 1995).

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Documento 1. Baracche estive per artigiani danesi nel 1950Fotografia tratta dall’album personale del carpentiere danese Gunnar Skov. Presenta le baracche dove ha vissuto con altri danesi su un’isola nel sud-est della Groenlandia chiamata “Isola del Diavolo” (in groenlandese “Qulleq”).

 

Era raro a quel tempo per i groenlandesi lavorare con i coloni perché la legge lo proibiva (Madsen, 1999); è diventato più comune dal 1970 in poi. Ci sono state alcune eccezioni, come un idraulico e cacciatore groenlandese nato nel 1938 - che abbiamo intervistato - che ha iniziato a lavorare con i danesi nel 1948 al porto, poi è stato assunto da un danese e ha iniziato a lavorare con un gruppo di idraulici. Anche i membri della famiglia di un imbianchino groenlandese nato nel 1952 lavoravano con i carpentieri. Suo padre era un operaio metallurgico che lavorava il ferro (documento 2). Ha iniziato a lavorare con uno dei suoi fratelli maggiori, imbianchino, e guadagnava 25 corone all’ora.

Andrea Poiret — photographie Groenlandais

Documento 2. Niels Henningsen (nato nel 1952) con un pezzo di metallo fabbricato da suo padre. Fotografia Andréa Poiret, 2019.

 

I groenlandesi potevano ottenere una casa “moderna” inviando una richiesta al governo della Groenlandia. Queste case costavano circa 15.000 corone (mentre le case tradizionali groenlandesi, le case di torba, non avevano prezzo, erano fatte con materiali locali), ne pagavano il 60% e il restante 40% era pagato dalla Groenlandia. Queste nuove case consistevano in diverse stanze tra cui una cucina, una camera da letto, un soggiorno e un bagno. In confronto, le case tradizionali groenlandesi comprendevano una o due stanze in cui vivevano diverse famiglie, per preservare il calore, (Voigt Andersen, 1991). Secondo un assistente sociale, politico e cacciatore groenlandese, era anche frequente che su richiesta del proprietario, il carpentiere danese costruisse le fondamenta e la struttura della casa e poi il proprietario finisse il lavoro da solo. Prima degli anni 1960-1970, non c’era elettricità (usavano lampade a petrolio), né acqua corrente (andavano a prendere l’acqua dalla cisterna della città), né radiatori (queste case erano riscaldate con carbone), né frigoriferi. Negli anni 1960, i carpentieri danesi hanno cominciato a costruire appartamenti sul modello architettonico danese adattato al contesto groenlandese. Questi appartamenti dovevano soddisfare un crescente bisogno di alloggi in città, a causa della chiusura dei villaggi da parte dei danesi.

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Documento 3. Case "moderne" costruitte dai Danesi in Groenlandia negli anni 1960. Fotografia tratta dall’album personale di Paul Petersen.

In concomitanza con questa politica abitativa, lo Stato ha perseguito una politica di impianti e costruzioni di infrastrutture. L’ospedale è stato ampliato, e l’aeroporto e il museo di Ilulissat sono stati costruiti negli anni 1970-1980 (Voigt Andersen, 1991). Un sistema di tubazioni è stato installato in città e nelle case per l’approvvigionamento idrico e l’evacuazione delle acque reflue. Le condizioni di lavoro erano difficili: le pompe erano pesanti e lunghe sei metri e gli idraulici non avevano attrezzature adeguate (documento 4).

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Documento 4. La difficoltà dei lavori idraulici negli anni 1960-1980 in Groenlandia. Fotografia tratta dall’album fotografico personale di Hendrik Petersen, idraulico e cacciatore groenlandese.

 

2. Vivere la modernizzazione: le pratiche quotidiane dei groenlandesi di fronte all’influenza danese

La modernizzazione è proceduta molto rapidamente. Secondo un carpentiere danese, quello che in Danimarca ha richiesto diverse centinaia di anni, in Groenlandia è accaduto in pochi decenni. Un groenlandese ricorda: “Ci sono stati molti cambiamenti dal 1953, quando gli amministratori del paese sono cambiati: il modo di gestire il denaro, gli edifici, l’organizzazione della città, ecc.”. Anche i carpentieri danesi dell’epoca che abbiamo intervistato hanno la stessa impressione di aver lavorato sodo e velocemente: “Lavoravo molto, pianificavo il lavoro di notte e dormivo solo tre ore al giorno. I miei colleghi bevevano molto mentre giocavo a calcio e a badminton dopo il lavoro. Ero la loro babysitter perché dovevo sempre badare a loro. Per ogni venti uomini, ne mancavano quattro o cinque. Erano i danesi e i groenlandesi che non si presentavano”. La trasformazione dell’edilizia è stata accompagnata da una ristrutturazione economica. L’esportazione del pesce si è sviluppata contemporaneamente con la pesca industriale dei gamberetti e dell’ippoglosso atlantico (Hippoglossus vulgaris) (Dunbar, 1947), con l’apertura della società industriale danese Royal Greenland nel 1961 (Petersen, 1995; Nielsen, 2015). Con l’apertura di queste industrie, molti contadini vennero a stabilirsi in città. Questa modernizzazione dell’economia ha comportato problemi occupazionali. Non era più possibile vivere solo di caccia in quanto ormai i bisogni erano aumentati: era necessario poter acquistare una casa moderna, pagare l’acqua corrente e l’elettricità (Dybbroe & Moller, 1981). Pochi anni dopo, i cani da slitta, usati per la caccia e la pesca in inverno, sono stati banditi in città. Ora vivono legati alla periferia della città.

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Documento 5. La pesca industriale di gamberetti negli anni 1970-1990 in Groenlandia. Fotografia tratta dall’album fotografico personale di Paul Petersen.

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Documento 6. L'uso di cani da slitta per cacciare o pescare durante l'inverno in Groenlandia. Fotografia tratta dall’album fotografico personale di Paul Petersen.

La modernizzazione ha contribuito all’emarginazione economica dei groenlandesi. Un imbianchino groenlandese e sua moglie, assistente sociale groenlandese, si rammaricano del fatto che i groenlandesi non siano stati pagati adeguatamente per il loro lavoro. C’era una differenza di salario tra groenlandesi e danesi che oggi viene mantenuta, per esempio, per gli stipendi dei poliziotti. I danesi che vivevano in Groenlandia non hanno pagato le tasse fino al 1975. Secondo gli intervistati, al lavoro tradizionale dei groenlandesi non era riconosciuto il suo giusto valore e il prezzo delle pelli non era abbastanza alto rispetto al lavoro fornito. È diventato sempre più difficile vivere esclusivamente di caccia. Con l’arrivo delle grandi industrie ittiche nelle città, i pescatori dei villaggi hanno sperimentato difficoltà economiche. I danesi hanno anche fatto chiudere un intero villaggio – Qullissat – in quanto economicamente non redditizio. Tutti gli abitanti sono stati costretti a trasferirsi nei nuovi appartamenti costruiti a Ilulissat. Tuttavia, la costruzione delle nuove strutture ha contribuito a migliorare le condizioni di vita. L’ammodernamento della Groenlandia ha così ridotto il numero dei malati di tubercolosi (Petersen, 1995), in particolare perché le nuove case “moderne” costruite dai danesi erano più igieniche (Petersen, 1995).

2.1. Strette relazioni tra danesi e groenlandesi

La “modernizzazione” è stata attuata anche attraverso l’istruzione: il sistema scolastico è stato separato dalla Chiesa protestante luterana, l’insegnamento della lingua danese è stato istituito pur mantenendo l’insegnamento del groenlandese nelle scuole (Petersen, 1995; Blanc-Noël, 2010). Inoltre, durante questo periodo (1950-2000) molti bambini groenlandesi sono stati istruiti in Danimarca. È il caso di un imbianchino groenlandese, che inizialmente ha frequentato la scuola in Danimarca, poi è tornato in Groenlandia, prima di ritornare in Danimarca per fare un apprendistato professionale dal 1972 al 1976. Riferisce che all’inizio è stato difficile perché non parlava correntemente il danese. Anche un idraulico e cacciatore groenlandese ci è andato per fare un apprendistato professionale in idraulica, su raccomandazione del suo amico danese (documento 7). Entrambi hanno avuto una relazione sentimentale con una donna danese. Per questo motivo uno è stato rimandato in Groenlandia, in quanto in quel periodo le relazioni intime tra groenlandesi e danesi erano proibite. Il secondo ha potuto continuare la sua relazione fino a quando sua madre gli ha chiesto di tornare in Groenlandia e si è separato in buoni rapporti dalla sua amica, ricordando semplicemente di aver ricevuto solo alcune osservazioni ma nessun divieto.

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Documento 7. Un groenlandese durante la formazione professionale in Danimarca negli anni 1960 e 1970 Fotografia di Hendrik Petersen (a destra) durante i suoi studi professionali di idraulica in Danimarca, tratta dal suo album personale.

Nonostante le tensioni tra groenlandesi e danesi, soprattutto a causa delle differenze culturali, alcuni ricordano di aver generalmente intrattenuto buoni rapporti, specialmente con coloro che avevano scelto di stabilirsi definitivamente in Groenlandia. I groenlandesi distinguono diversi tipi di danesi del tempo: quelli che hanno deciso di rimanere, cercando di integrarsi e capire la cultura groenlandese, e quelli che sono venuti solo per guadagnare soldi e sono ripartiti. I tre danesi che abbiamo intervistato si sono stabiliti in Groenlandia per amore di questo territorio e dei suoi paesaggi (documento 8). Le rappresentazioni danesi della Groenlandia si basavano soprattutto sulle immagini veicolate dalla scuola e dal film Qivittoq ((Qivittoq è un film documentario di Erik Balling. Mettendo in scena i viaggi di villaggio groenlandese, presenta la Groenlandia durante la colonizzazione, i suoi paesaggi e i rapporti tra danesi e groenlandesi. Ritrae diversi personaggi del villaggio il direttore della stazione commerciale, i cacciatori, la “kiffa” (la domestica groenlandese al servizio dei danesi).)) (documento 9), uscito nelle sale nel 1956 (Voigt Andersen, 1991; Jensen, 2015). Una volta giunti sul posto, questi immigrati danesi non hanno più voluto lasciare la Groenlandia, si sono sposati con donne groenlandesi e hanno creato le loro famiglie (documento 10).

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Documento 8. I paesaggi groenlandesi visti dai Danesi. Fotografia tratta dall'album personale di Gunnar Skov.

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Documento 9. Qivittoq (1956). Fotografia tratta dall’archivio del museo di Ilulissat che presenta una scena del film Qivittoq uscito nelle sale cinematografiche nel 1956.

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Documento 10. Una coppia danese-groenlandese. Fotografia tratta dall'album di Gunnar Skov.

Malgrado il divario di ricchezza tra danesi e groenlandesi, in particolare le differenze salariali sopra menzionate, alcune amicizie si sono intrecciate tra danesi e groenlandesi, offrendo ad alcuni groenlandesi l’accesso a diversi benefici. Un carpentiere e cacciatore groenlandese racconta come la sua amicizia con un danese gli abbia aperto delle opportunità: “È stato davvero bello perché il mio amico danese si è preso cura di me. Ho perso mio padre in tenera età e quindi non avevo un’attrezzatura per navigare. Non ho navigato, ho solo guardato l’oceano perché mio padre voleva che diventassi il cacciatore della famiglia. Sono stato davvero felice di iniziare a lavorare con il mio amico danese perché mi ha portato a navigare con lui. Ho iniziato a navigare con lui su una barca e insieme abbiamo remato e catturato uccelli. A quel tempo non c’erano molte barche, alcuni usavano ancora i kayak per navigare, ma io non ne avevo. Il mio amico ha preso in prestito una barca perché potessimo navigare, davvero poche persone avevano una barca. Mi ha dato opportunità che non avevo. Sono stato davvero felice di lavorare con lui. Ha anche comprato undici cani da slitta e si è occupato di loro. Siamo andati a Oqaatsut (Rodebay) con la slitta trainata da cani” (documento 11).

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Documento 11. Scena di caccia di un gruppo di amici dano-groenlandesi. Fotografia di Hendrik Petersen (a sinistra) e del suo amico danese Henning (al centro), dall’album di Hendrik Petersen.

Ma un carpentiere groenlandese che ha ricevuto una formazione professionale in Danimarca, ammette di aver trovato più facile vivere in Danimarca dopo aver fatto progressi nella lingua danese. Sentiva, allora, il desiderio di far parte della società e non si sentiva mai escluso. Così, attraverso i suoi scambi amichevoli con i danesi, si è sentito ben accolto in Danimarca.

2.2. Caccia e pesca, indicatori di uno stile di vita groenlandese ancestrale?

L’urbanizzazione ha trasformato gli stili di vita che erano soratutto organizzati a livello del villaggio. Nei villaggi, la maggior parte degli uomini erano cacciatori e pescatori, c’erano un prete, un professore e un “direttore commerciale” (direttore di una stazione commerciale coloniale). Prima del 1960, la fine del periodo di “danizzazione”, gli abitanti dei villaggi erano, secondo un assistente sociale groenlandese, solidali tra loro e seguivano una regola orale che consisteva nell’aiutarsi a vicenda in modo che nessuno fosse in difficoltà. Quando i cacciatori tornavano con la preda, la condividevano con l’intero villaggio.

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Documento 12. Ricordi del paese d'infanzia. Fotografia tratta dall'album personale di Ellen Kruse Henningsen.

I genitori avevano insegnato loro la vita di cacciatore: i figli sapevano cacciare e le ragazze sapevano come preparare la carne e le pelli. Un assistente sociale, politico e cacciatore groenlandese, anche lui nato in un villaggio, ricorda suo padre che pagaiava nel suo kayak e il fatto che a quel tempo utilizzavano tutti gli elementi di una foca cacciata: carne, grasso, pelle, ecc. Dopo aver catturato una foca, bisognava trasportarla tirandola con una corda e con le braccia. Oggi, a volte sono trascinate dietro le auto, cosa che gli rimane difficile da sopportare: “Io rispetto davvero le foche, in particolare quelle della Groenlandia. A volte, oggi, vedo foche legate dietro un’auto e questo fatto mi fa male perché ai miei tempi usavamo le nostre mani per tirarle. Dovete rispettare le foche”.

Andrea Poiret — photographie Groenlandaise

Documento 13. Ellen Kruse Henningsen spiega il lavoro di cacciatore di suo padre. Fotografia di Andréa Poiret, 2019.

Prima della colonizzazione danese della metà del XVIII secolo, la popolazione della Groenlandia era nomade e viveva di caccia e pesca (Mikkelsen, Ingerslev, 2008). Le tecniche di queste attività si sono evolute con l’arrivo degli europei. I cacciatori hanno iniziato a usare armi da fuoco e i pescatori, più tardi, reti da pesca in nylon. Questa evoluzione tecnica ha comportato un aumento della pressione sull’ambiente naturale. Gli scambi con gli europei hanno anche reso la vita nomade sempre meno praticabile, poiché i groenlandesi sono diventati sempre più sedentari. Tuttavia, molti di loro hanno continuato a cacciare e pescare, durante e dopo la modernizzazione di Ilulissat nel 1950. Alcuni sono persino diventati pescatori a tempo pieno. Altri cacciavano dopo il lavoro o nel tempo libero. L’idraulico e cacciatore groenlandese descrive così la sua situazione: “Ho vissuto così per tutta la vita: lavorando e andando a caccia. Non posso vivere senza andare a caccia, quindi vado sempre a caccia dopo il lavoro. Ho usato i soldi della caccia come soldi extra”. Era importante per lui cacciare perché suo padre gli aveva sempre detto che sarebbe stato il “cacciatore della famiglia”. Quando aveva tempo durante il suo lavoro, correva sulle rive del fiordo di Ilulissat per osservare il ghiaccio per scoprire se fosse possibile cacciare (documento 14).  

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Documento 14. Hendrik Petersen con il fucile da caccia davanti al fiordo di Ilulissat. Fotografia tratta dal suo album personale.

Si considera un cacciatore, perché il suo lavoro di idraulico gli serve “solo per guadagnare soldi”, il che è diverso ai suoi occhi. Essere un “cacciatore” per lui è uno stile di vita: “Mi sento in pace quando caccio. Ricordo che mi cambiavo durante la cena. Sudavo così tanto che ero entusiasta di andare a caccia. Non vedevo l’ora di andare a caccia”. Era anche un modo per guadagnare qualche soldo in più vendendo la pelle degli animali cacciati che sua moglie preparava con l’aiuto del coltello chiamato ulu. Un altro cacciatore groenlandese testimonia: “Abbiamo nel sangue la voglia di andare nell’oceano. Ho sempre avuto una barca e quando uscivo dal lavoro dopo le 18.00, mi affrettavo per andare a caccia e tornavo verso le 21.00 con foche o uccelli”. La caccia è ancora oggi un’attività culturale rivendicata come identità e fa parte delle attività autorizzate sul sito del fiordo di Ilulissat ora classificato come patrimonio mondiale dell’UNESCO.

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Documento 15. Preparazione della carne con un ulu, un coltello tradizionale. Fotografia tratta dall'album personale di Hendrik Petersen.

 

Conclusion

L’articolo mostra come le testimonianze e la memoria degli abitanti di Ilulissat riflettano la “danizzazione” della società groenlandese come parte dell’annessione del territorio groenlandese divenuto provincia danese. Tuttavia, questo processo non ha impedito un movimento contrario di “groenlandizzazione”, da un lato valorizzando la cultura e la lingua groenlandese e dall’altro appropriandosi dei poteri legislativi ed esecutivi in termini di gestione interna e di questioni economiche (caccia, pesca, bestiame), di istruzione, ambiente, cultura, ecc. (Blanc-Noël, 2010). Dal momento in cui la Danimarca ha aderito alla Comunità Economica Europea (CEE) nel 1972, i groenlandesi hanno iniziato a contestare il potere danese ed è comparso un movimento nazionalista (ibid.). Parallelamente, nel 1977 è stata istituita la Conferenza Circumpolare Inuit (ICC). Nel 1979 alla Groenlandia è stato concesso lo status di autogoverno interno (Körber, Volquardsen, 2014; Maegaard, Køhler Mortense, 2018) e poi, nel 1985, è uscita dalla CEE per proteggere le sue risorse ittiche dalla concorrenza europea (Gad, 2014), primo caso di uscita di un territorio dall’Unione Economica prima della Brexit nel 2019. La Groenlandia è ora un territorio autonomo all’interno della “Comunità del Regno di Danimarca” e un paese e un territorio d’oltremare dell’Unione Europea
(PTOM), uno status corrispondente ai territori autonomi dipendenti dagli Stati dell’UE. Dal voto del 21 giugno 2009, è entrato in vigore lo statuto di autonomia rafforzata della Groenlandia, riconoscendo il diritto della Groenlandia all’autodeterminazione (Blanc-Noël, 2010). Nel 2013, il governo nazionale della Groenlandia ha istituito una commissione di riconciliazione per indagare sugli effetti della colonizzazione in Groenlandia (Jacobsen, 2014). Si tratta di trovare un equivalente politico a livello groenlandese alle forme di ibridazione che stanno già avvenendo nella vita quotidiana degli abitanti di Ilulissat, combinando pratiche danesi, come la vita in appartamento e pratiche ancestrali della Groenlandia, come la caccia alle foche.

 


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L'autore ringrazia tutti quelli che hanno accettato di rispondere alle sue domande e di aprire con lei i loro album di famiglia.

Andréa POIRET
Geografa, Università di Parigi I Panthéon-Sorbonne

 

Traduzione : Cesare CENSI, direttore scientifico della rivista Il Polo.

 

 

 

Impaginazione web: Jean-Benoît Bouron

Per citare l'articolo:

Andréa Poiret, "La politica di "danizzazione" delle popolazioni groenlandesi locali e i suoi effetti attraverso la memoria degli abitanti di ilulissat", traduzione di Cesare Censi, Géoconfluences, luglio 2022.
URL: https://geoconfluences.ens-lyon.fr/programmes/dnl/dnl-hg-italien/danizzazione

Pour citer cet article :  

Andréa Poiret, Traduction : et Cesare Censi, « La politica di "danizzazione" delle popolazioni groenlandesi locali e i suoi effetti attraverso la memoria degli abitanti di ilulissat », Géoconfluences, octobre 2022.
http://geoconfluences.ens-lyon.fr/programmes/dnl/dnl-hg-italien/danizzazione